Parole, parole, parole...[1]

«Il Grido del Popolo», n. 592, 27 novembre 1915, nella rubrica «Le conferenze all'Ambrosio». Raccolto in Scritti 1915-1921, 3-4.

Per aver scritto alcuni accurati volumi di ricerche intorno a Camillo Cavour il senatore Ruffini[2] passa presso il colto pubblico torinese per un grande storico. Chi si contenta... Nella miseria della nostra letteratura storica non fa meraviglia che anche un modesto (e aggiungiamo anche scrupoloso, accurato e pieno di merito) rovistatore di archivi si ponga in prima linea. Ma perché non limitarsi a far lezioni di diritto ecclesiastico e a pubblicare poderose opere di erudizione, utilissime per il limitato pubblico cui si rivolgono, e dare al «Corriere della Sera» i ritagli del proprio lavoro? No, ci vuole anche la conferenza, il gran pubblico che applauda senza intendere e che si adatti a lasciarsi abbrutire per poi poter assistere gratuitamente a una cinematografia nelì'« Ambrosio», che ordinariamente costa alquanto più cara che negli altri infiniti ritrovi del genere.
Si parla del principio di nazionalità[3]. Tema bellissimo, che trattato disinteressatamente avrebbe interessato e in questo momento avrebbe servito a colmare una lacuna. Ma ponete a„ parlare di questo argomento un professore d'università, uno pseudo storico come il Ruffini; esso diventa plumbeo, accademico, senatoriale, da vecchiardi. L'assunzione del principio di nazionalità a fondamento di un diritto internazionale, che dovrebbe essere un particolare secondario, diventa fulcro del discorso, e Pasquale Stanislao Mancini in quanto primo professore che ne parla dalla cattedra assurge a importanza superiore a quella di tutti i teorici dell'idea liberale che il principio di nazionalità avevano affermato poderosamente nelle loro opere. La Rivoluzione francese è liquidata in quattro proposizioni d'una banalità sconcertante: essa non sostiene questo principio perché Robespierre parlando di « droits des nations » vuol alludere alla sola Francia, e perché Napoleone fa delle nazionalità quello strazio che tutti gli scolaretti sanno. Che importa allo storico senatore se 1 esempio dato dalla Francia rivoluzionaria abolendo con la ghigliottina il legittimismo e il diritto divino abbia dato la spinta a tutti i movimenti successivi di popoli e che Napoleone abbia portato, sulla punta delle baionette dei suoi grognards, per tutta Europa i principi dai quali solo aveva tratto la sua autorità e la sua potenza? Che importa che nel '21, nel '31, nel '48 a un moto di piazza di Parigi seguano fatalmente movimenti e a Berlino e a Vienna e a Roma, e in Polonia e in Inghilterra contro il legittimismo e i principi della Santa alleanza? Per
10 storico di Cavour, il fatto che un popolo abbia dimostrato con l'azione che un certo ordine di cose è sostituibile e che alla volontà di una massa decisa a farsi massacrare per la sua libertà non c'è principi di congressi che possa opporsi, non ha importanza; ma invece ha importanza che un professore salga in cattedra e inizi un corso universitario affermando che quella idea per la quale tanti si sono fatti svenare è assumibile ad articolo di codice.
Che cosi si possa parlare in una tornata d'Arcadia, fra una presina di tabacco e uno sgonnellamento di sottanina di abate, si può anche concedere; ma crediamo che questo non fosse l'ideale del senatore Ruffini, storico di Cavour, che non era un arcade.
E poi si dice che chi va al mulino s'infarina. Non certo della farina di Cavour s'è sporcato il suo storico.


[1] Con questo resoconto Gramsci esordiva come cronista di conferenze, attività da lui svolta assiduamente (con una trentina di cronache di sicura o probabile attribuzione), tra la fine del 1915 e la prima metà del 1916, nel periodo di più massiccia propaganda patriottica. Lo stesso titolo sarà usato per un successivo resoconto pubblicato nel «Grido del popolo» del 26 febbraio 1916 (cfr. pp. 158-59).
[2] Francesco Ruffini (1863-1934), professore di diritto ecclesiastico all'università di Torino dal 1908 al 1931, senatore dal 1914, ministro della pubblica istruzione nel governo Boselli. Per le «ricerche» cavouriane, cfr. F. Ruffini, La giovinezza di Cavour. Saggio storico secondo lettere e documenti inediti, 2 voli., Bocca, Torino 1912. Nel 1913 Gramsci aveva seguito
11 corso di Ruffini di diritto ecclesiastico (cfr. Togliatti, Gramsci cit., p. 66).
[3] II 21 novembre 1915 Ruffini aveva tenuto una conferenza su II principio di nazionalità, poi raccolta in opuscolo (Treves, Milano 1916, «Le pagine dell'ora»).

Document Actions