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Del Regno dei pensieri

B. Brecht, Me-ti. Libro delle svolte, Torino, Einaudi, 1970, pp. 7-8.

Taluni pensieri d'indole ordinatrice, pensieri che mettono ordine tra i pensieri, li si può paragonare piuttosto bene, quanto al loro comportamento, a dei funzionari. Creati in origine come servitori della comunità, ne diventano i padroni. Devono rendere possibile la produzione, invece la inghiottono. Sfruttando certe contraddizioni tra i pensieri, si innalzano a signoria, appoggiandosi ai personaggi potenti, non a quelli utili.
Si può paragonare il regno dei pensieri ai regni normali, diceva sprezzantemente Me-ti. Vi regna la peggiore oppressione. Non vi è altro ordine che quello dell'oppressione. Certi gruppi conquistano il potere e sottomettono tutti gli altri. Non è il rendimento a decidere, bensì l'origine e le raccomandazioni. Le persone utili vengono costrette ad obbedire ai potenti. Coloro che sono giunti ad avere in mano il potere respingono tutti coloro che vi aspirano. Certi raggruppamenti di pensieri sovversivi vengono spietatamente impediti. Si può dire tranquillamente che il regno dei pensieri assomigli appuntino a quel regno in cui sorge.

Un enorme gruppo di pensieri devono la propria esistenza solo ai servigi che a loro volta rendono agli altri, ed hanno uno scopo solo in relazione a questi ultimi. Il sistema degli esami è del tutto corrotto. Sono le raccomandazioni a decidere.
Certi pensieri hanno la sola ed esclusiva funzione di dichiarare eterno questo regno. Dimostrano giorno e notte che esso è un pezzo di natura, è immutabile. Talvolta questi pensieri, quando sono incanutiti ed hanno messo pancia in servizio, sono sostituiti da altri, più giovani ed efficienti, i quali rappresentano il vecchio con parole nuove.


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