Lo stecco forcelluto e il dito di Dio

Non firmato, “L'Ordine Nuovo”, anno I, n. 157, 7 giugno 1921.


Un buon uomo scendeva una volta la china di una montagna (la montagna non era quella dove Nostro Signore Gesù Cristo tenne il suo famosissimo comizio); cadde il povero buon uomo, uno stecco gli si conficcò in un occhio e lo enucleò miseramente. “Che fortuna, che fortuna!”, si pose a gridare il povero buon uomo, mentre attraversava di corsa le strade del suo natio borgo: “Che fortuna, che fortuna!” La gente si fermava, stupita, attonita, di sale: “Come puoi ringraziare la fortuna, se un occhio ti pende dall'orbita e hai tutto il viso inondato del tuo proprio sangue?”, gli domandò ingenuamente uno meno stu-pito, meno attonito, meno di sale degli altri. “Come? Che fortuna che lo stecco non era forcelluto! Se fosse stato forcelluto mi avrebbe cavato ambedue gli occhi! Che fortuna, che fortuna!...”
Un operaio comunista viene a lite con un altro operaio che la “Stampa”, la “Gazzetta del popolo” e la testimonianza dei presenti al fatto qualificano popolare. Il popolare nel calore della discussione, con un morso strappa netto il naso al comunista. Il “Momento”, per non confessare che il cannibale è un popolare, pudicamente stampa essere egli seguace dei partiti dell'ordine. Che fortuna, che fortuna, meno male che a essere seguaci dell'ordine si mangia solo il naso ai propri contraddittori...

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Il “Momento” è amico delle anime semplici, degli uomini di buona volontà che tendono alla pace e all'amore. Perciò il “Momento” accoglie volentieri le versioni in cui spiccano le buone qualità di coloro che seguono i partiti dell'ordine. Quando l'operaio Gabiati uccise l'operaio fascista Odone che, armato di rivoltella, alle undici di sera, con altri due seguaci dell'ordine fascista, armati di rivoltella, si era recato ad aspettarlo sull'uscio di casa, il “Momento” accolse la notizia che i tre seguaci del partito dell'ordine si fossero mossi verso il Gabiati per portargli la parola della pace e dell'amore; e pianse, pianse tutte le lacrime del suo immenso cuore e delle sue capacissime ghiandole lacrimali il “Momento”, dappoiché il secolo era tanto imbarbarito che alle parole di pace e d'amore si rispondeva con la rivoltella. Ahimè! Ahinoi! Ma che successe? Due giorni dopo il “Momento” doveva registrare questo episodio: una squadra di seguaci dell'ordine si erano recati da un parroco di un paesello del Veneto per compiere opera di amore, per portare la parola della pace. Partirono; ritornarono due ore più tardi e incendiarono la canonica. Pareva che il dito di Dio avvertisse il “Momento”: “Sta' buono, non esagerare, non piangere troppo per le inascoltate parole di pace e di amore che portano in giro, insieme alle bombe e al petrolio, i seguaci dei partiti dell'ordine!”
Il “Momento” non ha ascoltato queste sagge parole del dito di Dio. Non le vuole ascoltare. Domenica, per esempio, il “Momento” riportando la notizia del come qualmente alla vigilia della “festa” per la promulgazione dello Statuto, il questore, per commemorare degnamente la fausta ricorrenza, minacciasse i tramvieri di lasciarli indifesi contro ogni aggressione dei seguaci dei partiti dell'ordine, il “Momento” sgrillettava di santissima gioia e, caduto in estasi, aveva una visione: “... bastoni che si alzano e scendono implacabili sulle schiene dei tramvieri, vetri che vanno in frantumi, donne che strillano... e guardie che osservano la scena impassibili, divertendosi un mondo”. Alla vigilia della festa dello Statuto, avere la visione che i “servitori imparziali della Legge per il bene inseparabile del Re e della Patria”, impassibili, anzi, divertendosi un mondo, lascino che la legge sia calpestata, è per un seguace del partito dell'ordine popolare un modo come un altro di far festa. Ma è sicuro il “Momento” che il dito di Dio non voglia intervenire? Domandi informazioni all'on. Miglioli e ai contadini bianchi del Cremonese sulle visioni dei bastoni alzati e calati implacabilmente e poi... si diverta un mondo. Ma noi, che siamo uomini di fede, attendiamo che si pronunzi il dito di Dio...

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