Das Lied vom Klassenfeind
Bertolt Brecht, Libro di devozioni domestiche, in Poesie 1918-1933, traduzioni di Emilio Castellani e Roberto Fertonani, Torino, Einaudi, 1968, pp. 322-330.
Das Lied vom Klassenfeind
1.
Als ich klein war, ging ich zur Schule
Und ich lernte, was mein und was dein
Und als da alles gelernt war
Schien es mir nicht alles zu sein.
Und ich hatte kein Frühstück zu essen
Und andre, die hatten eins:
Und so lernte ich doch noch alles
Vom Wesen des Klassenfeinds.
Und ich lernte, wieso und weswegen
Da ein Riß ist durch die Welt!
Und der bleibt zwischen uns, weil der Regen
Von oben nach unten fällt.
2.
Und sie sagten mir: wenn ich brav bin
Dann werd ich dasselbe wie sie.
Doch ich dachte: wenn ich ihr Schaf bin
Dann werd ich ein Metzger nie.
Und manchen von uns sah ich
Der ging ihnen auf den Strich
Und geschah ihm, was dir und was mir geschah
Dann wunderte er sich.
Mich aber, mich nahm es nicht wunder
Ich kam ihnen frühzeitig drauf:
Der Regen fließt eben herunter
Und fließt eben nicht hinauf.
3.
Da hört' ich die Trommel rühren
Und alle sprachen davon:
Wir müßten jetzt Kriege führen
Um ein Plätzlein an der Sonn.
Und heisere Stimmen versprachen
Uns das Blaue vom Himmel herab
Und herausgefressene Bonzen
Schrien: Macht jetzt nicht schlapp!
Und wir glaubten: jetzt sind's nur mehr Stunden
Dann haben wir dies und das.
Doch der Regen floß wieder nach unten
Und wir fraßen vier Jahre lang Gras.
4.
Und einmal, da hieß es auf einmal:
Jetzt machen wir Republik!
Und der eine Mensch ist da dem andern gleich
Ob er mager ist oder dick.
Und was vom Hungern matt war
War so voll Hoffnung nie.
Doch was vom Essen satt war
War hoffnungsvoll wie sie.
Und ich sagte: Da kann was nicht stimmen
Und war trüber Zweifel voll:
Das stimmt doch nicht, wenn der Regen
Nach aufwärts fließen soll.
5.
Sie gaben uns Zettel zum Wählen
Wir gaben die Waffen her
Sie gaben uns ein Versprechen
Und wir gaben unser Gewehr.
Und wir hörten: die es verstehen
Die würden uns helfen nun
Wir sollten an die Arbeit gehen
Sie würden das übrige tun.
Da ließ ich mich wieder bewegen
Und hielt, wie's verlangt wurd, still
Und dachte: das ist schön von dem Regen
Daß er aufwärts fließen will.
6.
Und bald darauf hörte ich sagen
Jetzt sei alles schon eingerenkt
Wenn wir das kleinere Übel tragen
Dann würd uns das größere geschenkt.
Und wir schluckten den Pfaffen Brüning
Damit's nicht der Papen sei.
Und wir schluckten den Junker Papen
Denn sonst war am Schleicher die Reih.
Und der Pfaffe gab es dem Junker
Und der Junker gab's dem General.
Und der Regen floß nach unten
Und er floß ganz kolossal.
7.
Während wir mit Stimmzetteln liefen
Sperrten sie die Fabriken zu
Wenn wir vor Stempelstellen schliefen
Hatten sie vor uns Ruh.
Wir hörten Sprüche wie diese:
Immer ruhig! Wartet doch nur!
Nach einer größeren Krise
Kommt eine größere Konjunktur!
Und ich sagte meinen Kollegen:
So spricht der Klassenfeind!
Wenn der von guter Zeit spricht
Ist seine Zeit gemeint.
Der Regen kann nicht nach aufwärts
Weil er's plötzlich gut mit uns meint.
Was er kann, das ist: er kann auf hörn
Nämlich dann, wenn die Sonne scheint.
8.
Eines Tags sah ich sie marschieren
Hinter neuen Fahnen her
Und viele der Unsrigen sagten:
Es gibt keinen Klassenfeind mehr.
Da sah ich an ihrer Spitze
Fressen, die kannte ich schon
Und ich hörte Stimmen brüllen
In dem alten Feldwebelton.
Und still durch die Fahnen und Feste
Floß der Regen Nacht und Tag
Und jeder konnte ihn spüren
Der auf der Straße lag.
9.
Sie übten sich fleißig im Schießen
Und sprachen laut vom Feind
Und zeigten wild über die Grenze
Und uns haben sie gemeint.
Denn wir und sie, wir sind Feinde
In einem Krieg, den nur einer gewinnt
Denn sie leben von uns und verrecken
Wenn wir nicht mehr die Kulis sind.
Und das ist es auch, weswegen
Ihr euch nicht wundern dürft
Wenn sie sich werfen auf uns, wie der Regen
Sich auf den Boden wirft.
10.
Und wer von uns verhungert ist
Der fiel in einer Schlacht
Und wer von uns gestorben ist
Der wurde umgebracht.
Den sie holten mit ihren Soldaten
Dem hat Hungern nicht behagt
Dem sie den Kiefer eintraten
Der hatte nach Brot gefragt.
Dem sie das Brot versprochen
Auf den machen sie jetzt Jagd
Und den sie im Zinksarg bringen
Der hat die Wahrheit gesagt.
Und wer ihnen da geglaubt hat
Daß sie seine Freunde sind
Der hat eben dann erwartet
Daß der Regen nach oben rinnt.
11.
Denn wir sind Klassenfeinde
Was man uns auch immer sagt:
Wer von uns nicht zu kämpfen wagte
Der hat zu verhungern gewagt.
Wir sind Klassenfeinde, Trommler!
Das deckt dein Getrommel nicht zu!
Fabrikant, General und Junker
Unser Feind, das bist du!
Davon wird nichts verschoben
Da wird nichts eingerenkt!
Der Regen fließt nicht nach oben
Und das sei ihm auch geschenkt!
12.
Da mag dein Anstreicher streichen
Den Riß streicht er uns nicht zu!
Einer bleibt und einer muß weichen
Entweder ich oder du.
Und was immer ich auch noch lerne
Das bleibt das Einmaleins:
Nichts habe ich jemals gemeinsam
Mit der Sache des Klassenfeinds.
Das Wort wird nicht gefunden
Das uns beide jemals vereint:
Der Regen fließt von oben nach unten
Und du bist mein Klassenfeind.
La canzone del nemico di classe
1.
Quand'ero piccolo, andavo a scuola
e imparai a distinguere il mio e il tuo,
e quando tutto avevo imparato
non mi pareva che fosse tutto.
La mattina ero senza colazione
mentre altri avevano da mangiare;
e cosi imparai ancora tutto
sull'essenza del nemico di classe.
E imparai il perché e il percome
il mondo è diviso da una fossa!
che resta fra noi, perché dall'alto
verso il basso cade la pioggia.
2.
E mi dicevano: diventerai come noi
se farai il bravo!
Ma io pensavo: se sono la loro pecora
non diverrò mai un macellaio.
E vidi più d'uno di noi
che per loro batté il marciapiede,
e se gii capito la medesima sorte
che a me e a te, si sorprese.
Ma io non mi meravigliai,
per tempo vidi come stanno le cose
con loro: è verso il basso,
e non verso l'alto che la pioggia scorre.
3.
Allora udii battere il tamburo
e tutti dicevano queste parole:
adesso dobbiamo fare la guerra
per un posticino al sole.
E voci rauche ci promisero
di tirarci l'azzurro giù dal cielo,
e capoccia bene pasciuti gridavano:
non siate vigliacchi in questo momento!
E noi ci credemmo: è questione di ore,
poi avremo questa cosa e quella.
Ma la pioggia di nuovo fluì verso il basso e noi
per quattro anni divorammo l'erba.
4.
E una volta, d'un tratto, si disse:
ora facciamo la repubblica!
E ognuno sarà uguale all'altro,
magro o grasso che sia.
E chi era esausto per fame non era
mai stato cosi pieno di speranza.
Ma chi era sazio di mangiare
come loro era pieno di speranza.
E io dissi: qualcosa non quadra
e dal dubbio ero tutto turbato:
qualcosa non quadra, se la pioggia
deve scorrere verso l'alto.
5.
Ci diedero delle schede per votare,
noi le armi consegnammo,
ci diedero una promessa,
noi i fucili che avevamo.
Sentimmo dire: loro, che la sanno lunga
ci avrebbero aiutato adesso,
noi dovevamo andare al lavoro,
loro avrebbero fatto il resto.
Allora mi lasciai smuovere di nuovo
e come volevano, rimasi calmo,
e pensai: da parte della pioggia è bello
che voglia scorrere verso l'alto.
6.
E subito dopo sentii dire
che ora tutto era sistemato:
se noi sopportiamo il male minore
quello più grosso ci era risparmiato.
E noi mandammo giù il prete Brüning
perché al suo posto non ci fosse Papen.
E noi mandammo giù lo junker Papen
perché se no era il turno di Schleicher.
E il prete passò la consegna allo junker
e lo junker la passò al generale.
E la pioggia andava verso il basso
e tu uno scorrere colossale.
7.
Mentre noi giravamo con le schede
loro intanto chiudevano le fabbriche,
quando noi dormivamo davanti all'ufficio dei sussidi,
loro dormivano in pace.
Sentivamo parole come queste:
Tenetevi calmi! State in attesa!
Quanto è più grande la crisi
tanto più grande sarà la ripresa!
E io dicevo ai miei compagni:
cosi parla il nemico di classe!
Quando parla di epoca buona
è della sua che intende parlare.
La pioggia non scorrerà mai verso l'alto,
perché d'un tratto scopre di volerci bene.
Ecco quanto può fare: fermarsi,
e cioè quando il sole risplende.
8.
Un giorno dietro nuove
bandiere li vidi marciare,
e molti dei nostri dicevano:
non c'è più nemico di classe.
Allora vidi alla loro testa
grugni che già mi erano noti,
e udii, nel vecchio tono da sergente,
ringhiare le loro voci.
E tra feste e bandiere la pioggia
notte e giorno scorreva tacita,
e la poteva sentire chiunque
si fosse trovato per strada!
9.
Si esercitavano con impegno a sparare,
e parlavano di nemico a voce alta,
e indicavano fieri al di là del confine
ed era a noi che si pensava.
Poiché noi e loro siamo nemici
in una guerra che se io vinco tu perdi,
perché loro vivono di noi e crepano
se non siamo più i loro servi.
E questo è anche il motivo per il quale
la vostra meraviglia è fuori di luogo,
se si scagliano su di noi, come la pioggia
si scaglia sopra il suolo.
10.
E chi di noi è crepato di fame
è caduto in una battaglia,
e chi di noi è morto
l'hanno ammazzato e basta.
Lo hanno preso con i loro soldati
chi non gli piaceva la fame,
gli hanno sfondato la mascella
a chi ha chiesto pane.
Adesso gli danno la caccia
a chi pane promisero,
e chi ha detto la verità
lo portano nella cassa di zinco.
E chi gli ha prestato fede
che gli siano amici, non altro
si è atteso, che l'acqua
scorra verso l'alto.
11.
Perché, qualunque cosa ci dicano
noi siamo nemici di classe:
chi di noi non ha osato lottare,
ha osato morire di fame.
Tamburino, noi siamo nemici di classe!
Questo non lo copre il rullo del tuo tamburo!
Industriale, generale e junker
il nostro nemico, sei tu!
È un problema che non si rimanda,
non si sistema un bel niente!
Verso l'alto non scorre l'acqua
e neppure lo si pretende!
12.
L'imbianchino imbianchi se crede,
non ci nasconderà le fessure!
Uno resta e uno deve cedere il passo
o io o te, uno dei due.
E qualsiasi cosa io impari,
l'ABC non deve cambiare:
non avrò mai niente in comune
con il nemico di classe.
La parola che ci unisce,
non la si potrà mai trovare:
dall'alto al basso la pioggia fluisce
e tu sei il mio nemico di classe.