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53.22 - Spinella, Mario, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere»

Spinella, Mario, Il problema dei quadri nei «Quaderni del carcere», in «Rinascita» [Roma], X (1953) pp. 162-166

 

Sono qui presi in considerazione i testi: NM, PP, IOC e articoli giovanili dall’«Ordine Nuovo» e da «La Città Futura», nonché il volume Gramsci (1949) di Togliatti a testimonianza del pensiero di AG, posto a confronto con le teorie di Lenin e di Stalin.

La visione gramsciana è impregnata dall’esperienza bolscevica, in cui i quadri sono educati da un partito organizzatore, che dà direzione alla lotta del proletariato.

Riguardo il problema della libertà e della democrazia, AG nota che nel partito comunista «che esiste e si sviluppa in quanto è l’organizzazione disciplinata della volontà di fondare uno Stato» (p. 164), si esplicita il «processo di intima liberazione per cui l’operaio da esecutore diviene iniziatore, da massa diviene capo e guida, da braccio diviene cervello e volontà» (ivi). Ad una preparazione ideologica, esigenza cui gli scritti gramsciani intendono dar risposta, deve seguire una disciplina politica. AG contrappone alla disciplina borghese  quella socialista, la prima meccanica ed autoritaria, la seconda autonoma e spontanea: la libertà è vista universalmente, è collettiva, di un gruppo omogeneo, è inverata dalla responsabilità che genera disciplina, in contrapposizione all’arbitrio individuale.

L’a. intende dimostrare «pur nella diversità del linguaggio, la sostanziale identità del pensiero di Gramsci sui quadri con quello di Lenin e Stalin» (p. 166), il «legame diretto e immediato» «tra il Gramsci «uomo di cultura» e il Gramsci «capo della classe operaia», per cui una questione che può apparire peculiare di un partito, si allarga a problema generale» (ivi) e «l’enorme sua statura culturale nasce, appunto, dall’essere egli un grande dirigente proletario».

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