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52.23 - Togliatti, Palmiro, L’antifascismo di Antonio Gramsci

Togliatti, Palmiro, L’antifascismo di Antonio Gramsci, in «Rinascita» [Roma], IX (1952) pp. 133-143

Poi in:

Palmiro Togliatti, Gramsci, Parenti, Firenze 1955, [Saggi di cultura moderna, 11] pp. 87-119

(ristampa di Id., Gramsci, Milano, Milano Sera Editrice, 1949, [Biblioteca di cultura. Serie politica, 5])

Id., Momenti della storia d'Italia, Roma, Editori Riuniti, 1963, [Nuova biblioteca di cultura, 45] 19732, pp. 165-188

Id., Gramsci, a cura e con prefazione di Ernesto Ragionieri, Roma, Editori Riuniti,1967, [Nuova biblioteca di cultura, 71], pp. 81-104

Id., La politica culturale, a cura di Luciano Gruppi, Roma, Editori Riuniti, 1974, [Le idee, 99] pp. 164-192

Id., in Scritti su Gramsci, a cura di Guido Liguori, Roma, Editori Riuniti 2001, pp. 157-182

Pubblicazione dell’intervento di T. alla Conferenza all’Associazione di cultura di Bari del 23 marzo 1952. Pur con un tono oratorio, l’a. introduce nel discorso elementi d’analisi teorico-politica. T. spiega come l’unico elemento comune all’interno del fronte antifascista sia stato la difesa e la restaurazione della libertà. Segue un’accusa severa verso liberali, cattolici ed una parte di democratici, che inizialmente diedero il proprio consenso al fascismo, prendendo coscienza dell’errore in ritardo. L’a. rileva che l'incoscienza di questi è data da una concezione arretrata di libertà, argomentando in base alla distinzione, fatta risalire al De Sanctis, del concetto di libertà formale, di tradizione liberale, e di libertà sostanziale, di tradizione democratica. I comunisti ed i socialisti, difendendo quest’ultima, ebbero buon gioco nel riconoscere immediatamente la gravità della politica concreta messa in atto dal fascismo: «disgregare e disorganizzare le classi lavoratrici per tenerle immobili», «nell’assoluto disprezzo per la legge scritta, per la legge morale, per la persona umana, per le conquiste di civiltà e di cultura realizzate dai lavoratori» (p. 140).

T. riporta brani nei quali AG dà un preciso giudizio politico e storico sul fascismo: l’a. rileva così l’esattezza metodologica dell’analisi gramsciana del 1919-1920. Partendo dagli elementi strutturali della situazione storica e supportati dalla concezione democratica di libertà, il pensatore sardo trae conclusioni lucide e puntuali tali, sostiene T., da influenzare il movimento di Giustizia e Libertà ed i socialisti; mentre l’analisi idealistica del Croce, impoverita dall’accezione liberale di libertà, si limita ancora a leggere nel fascismo «un morbo intellettuale e morale, non già classistico ma di sentimento, di immaginazione e di volontà genericamente umana». (p. 137)

In definitiva l’a. vuole dimostrare come l’antifascismo gramsciano, negli scritti precarcerari come nei Q, sia l’inveramento della democrazia, della libertà creata e sviluppata ogni giorno attraverso l’azione organizzata. All’interno del pensiero comunista ed internazionalista, l’antifascismo di AG è anche dottrina «del rinnovamento della nazione italiana»; mentre il fascismo rimane «qualcosa di sempre presente, come pericolo e minaccia che incombe». (p. 142) In questo senso il fascismo è ancora una minaccia che può essere sventata solo da un’opera di svecchiamento dei rapporti sociali nell’affermazione perpetua della propria libertà, in senso democratico come indicato dal pensiero e dall’azione di AG.

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