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55.14 - Azzaroni, Alfredo, Cultura e Resistenza

Azzaroni, Alfredo, Cultura e Resistenza, in «Mondo Operaio» [Roma], VIII (1955) pp. 12, 17-19

 

La larga partecipazione popolare alla lotta per la Resistenza ha preceduto l’ufficiale  riconoscimento di una nuova cultura, le cui direttive furono tracciate da giovani come AG e Gobetti.

L’a. percorre i propositi a lungo termine del giovane direttore della «Rivoluzione Liberale» che guarda con favore al movimento consiliare perché sintesi dell’azione politica congiunta di operai e contadini: «i gruppi sociali italiani capaci di rompere i vecchi schemi nei quali si era venuto paralizzando il movimento risorgimentale» (p. 17). Così A. giudica «più radicale e completa» l’opera di AG che sente «forse come nessun altro l’esigenza di vivificare la cultura italiana mediante l’apporto vivo ed autonomo che dalle forze popolari sarebbe potuto venire» (ivi). L’a. evidenzia la critica gramsciana al Croce e a quella cultura che mira ad «assorbire e quindi sostanzialmente svirilizzare ogni serio movimento di innovazione democratica» (ib.). In un’unificazione dialettica tra teoria e pratica, per AG la cultura rivoluzionaria deve essere essa stessa uno strumento efficace di lotta.

Nel decennale della lotta armata, lo scritto si chiude con un bilancio negativo sull’inveramento delle istanze gobettiane e gramsciane, ma indica le direttive del metodo dialettico, espresso con un passo di AG sulla discussione scientifica, al fine di evitare la tendenza borghese «all’isolamento ed alla cristallizzazione implicita in ogni gruppo sociale» (p. 19) e a favore dell’egemonia del proletariato che, presupponendo una nuova sintesi tra mondi altrimenti inconciliabili, è realizzata nella concretezza dell’azione.

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