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Cose italiane

In «Avanti!», anno XXI, n. 95, 5 aprile 1917, cronache torinesi. Nuova attribuzione. Il tema era già stato trattato da Gramsci nel «Sotto la mole» del 14 agosto 1916, Veterinario in film (CT, pp. 468-70), CF, pp. 112-113.

Sembrerebbe naturale un ragionamento di questa specie: i proletari hanno interesse a conservare integra la loro sanità fisica; la salute per i salariati rappresenta la continuità del guadagno, la sicurezza della vita di domani. Questo interesse dei salariati è anche interesse dei capitalisti: è utile per i capitalisti, è utile per la produzione che i salariati siano sani, siano fisicamente robusti; lavorano di più, lavorano meglio, rappresentano un valore maggiore e migliore. Questo ragionamento sembrerebbe naturale: l'utile reciproco dovrebbe far si che i capitalisti prendessero a cuore l'integrità fisiologica dei loro salariati, cercassero in tutti i modi di mantenerla ottima continuamente. Ma invece non è cosi. I capitalisti del nostro paese non solo mancano di quel tanto di solidarietà umana che è necessaria perché essi si curino di tutelare efficacemente là salute dei salariati, insidiata dalla macchina, ma mancano anche di quell'altra coscienza che dovrebbe sostituire la solidarietà e cioè la coscienza del proprio utile.
Gli ambulatori che funzionano presso le grandi officine torinesi sono quanto di più grottesco e di più iniquamente fallace si può immaginare. Alla «Fiat» la sanità dei salariati è l'ultima cosa cui possono rivolgere la loro attenzione i dirigenti. Lasciano questi signori che nell'ambulatorio imperversino dei deficienti, degli empirici, dei vecchi cataplasmi della carriera dottorale, i quali si pappano lauti stipendi senza curarsi affatto di adempiere il compito per cui sono stipendiati. E non pensano che non fare il loro dovere nel loro caso vuol dire rovinare fisicamente un uomo, togliergli l'unica fonte di guadagno di cui egli può disporre, attentare alla sua vita, e alla vita della sua famiglia. Capita quotidianamente che degli operai della «Fiat» riportino delle ferite che potrebbero essere fatte guarire in poco tempo, e che invece, per la trascuraggine dei medici degli ambulatori, diventano causa di lunghi periodi di impossibilità al lavoro, con detrimento tanto dell'operaio, che viene a mancare completamente del suo cespite di guadagno, quanto della produzione, che viene privata di un valore economico.
Ma quando i dirigenti della «Fiat» si accorgeranno che è un loro dovere il tutelare la vita dei loro dipendenti?

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