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Voci d'oltretomba

«Avanti»!, anno XX, n. 101, 10 aprile 1916, Cronache torinesi, nella rubrica «Sotto la Mole» e «Il Grido del Popolo», n. 612, 15 aprile 1916.


Noi che siamo stati e siamo internazionalisti di fatto, lo risaremo domani anche di diritto, perché non è possibile che i socialisti tedeschi e tanto meno quelli francesi, inglesi e russi, che hanno accettato in casa loro il fatto della guerra, vogliano condannare noi.

 

Cosí Guido Podrecca nella sua conferenza al salone Ghersi[1], tutta striata di quella leggerezza e di quel facilonismo ciarlatanesco che fu una delle cause maggiori del suo tramonto dalla vita politica e della sua morte, ahimè quanto precoce. Perché Guido Podrecca[2] dimentica che anche prima della guerra egli era stato seppellito con tutti gli onori, che la tiratura del suo foglietto anticlericale era spaventosamente discesa, e che ormai in Italia a prenderlo sul serio non erano

rimasti che i sagrestani e i parroci di campagna, che dall'alto del pulpito tuonavano contro l'anticristo al cospetto delle folle esterrefatte. Il proletariato ormai educato alla esperienza viva e palpitante della lotta di classe, ne aveva abbastanza di questo falso profeta che con tutta la superficialità fatua di una cultura da spazzaturaio, continuava nel vecchio anticlericalismo smidollato e di maniera, mostrando nel prete l'eterno nemico, l'unico nemico, falsando

incoscientemente la storia e intorpidando il limpido corso delle lotte sociali. Chi aveva superato tutti i Bevioni, tutti i Castellini e i Piazza del giornalismo giolittiano nello sparar grosso sulla fertilità, sulla feracità della terra promessa libica, non aveva piú diritto di appartenere alla famiglia del proletariato italiano, e la sua espulsione, breve e recisa, non suscitò rimpianti né echi di dolore. Il ramo secco cadeva dall'albero vigoroso per esaurimento delle linfe vitali e il fuoco fatuo

vaneggiante nelle sue barzellette di cattiva lega sul marito dell'amica, veniva riassorbito dalla grassa terra dei camposanti. Era passato il tempo che il socialismo, pur di trovar presa nelle masse disorganizzate, si trastullava con tutti gli scolaticci degli scandali da sacco nero, e bussava e picchiava disperatamente a tutti gli usci e si disperdeva nei blocchi demomassonici pur di potersi affermare, pur di far scivolare nel tumulto piazzaiolo la propaganda di un principio suo, tutto suo.

Oramai il processo di individuazione era compiuto, e incominciava quello di isolamento, di opposizione a tutti i cugini di primo, secondo, terzo grado che s'aggrappavano alla trionfalmente robusta nuova personalità. E Podrecca e soci furono tagliati fuori, e passarono alla preistoria, al caos, al regno dell'indistinto. La loro voce arriva ormai fiacca e scialba alle nostre orecchie, come una voce di oltretomba. Il giudizio è inappellabile, onorevoli vittime dell'intransigenza e del

domenicanismo socialista. Continuate pure a frugare nelle cloache con la fiocina del ciccaiolo, per la pesca di scandaletti di sacrestia, a blaterare contro la Kultur tedesca, contro Kant, contro tutti quelli che sono troppo in alto perché le unghiette vostre di bambini imbizziti possano scalfire.

Continuate ad attaccarvi al rogo di Giordano Bruno per farne sprizzare qualche favilla di popolarità.

Appunto Giordano Bruno ha insegnato che si deve essere implacabili contro gli spropositanti, e che quando si vuole ottenere uno scopo e si vuole far trionfare una verità, bisogna isolarsi ed essere intransigenti e domenicani.


[1] Per un riassunto della conferenza, cfr. La conferenza dell'on. Podrecca sulla guerra europea, in «Gazzetta del Popolo», 10 aprile 1916. Cfr. anche G. Podrecca, Il congresso socialista internazionale di domani. Per la verifica dei poteri, in «Azione socialista», anno VI, n. 13, 8 aprile 1916.

[2] Guido Podrecca (1865-1923), fondatore nel 1892 del settimanale anticlericale «L'Asino», illustrato da Gabriele Galantara (Rata Longa). Fautore della guerra di Libia, era stato espulso nel 1912 dal Partito socialista. Nel dopoguerra aderirà al fascismo. Gramsci aveva conosciuto personalmente Podrecca nel 1910 a Cagliari durante un suo giro di conferenze (testimonianza di Renato Figari in Gramsci vivo nelle testimonianze dei suoi contemporanei, a cura di Mimma Paulesu Quercioli, Feltrinelli, Milano, 1977, p. 42).

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