56.23 - Villari, Rosario, Questione agraria e sviluppo del capitalismo nel Risorgimento
Villari, Rosario, Questione agraria e sviluppo del capitalismo nel Risorgimento, in «Cronache meridionali» [Napoli], III (1956) pp. 536-542
Riferendosi al saggio di R. Romeo, La storiografia politica marxista (->56.19), V. non condivide le considerazioni di quest’ultimo sull’analisi gramsciana perché volte a negare la possibilità espressa da AG di un possibile superamento del tradizionale conflitto tra città e campagna attraverso una politica giacobina di cui il Partito d’Azione, in epoca risorgimentale, non fu capace.
V. sottolinea l’uso improprio che Romeo fa dell’espressione «rivoluzione contadina» che, nei Q, non indica l’inserimento dei contadini nel quadro della rivoluzione democratica borghese; inoltre non appartiene ad AG, ma allo stesso Romeo, l’idea di una campagna tendente ad uno «sviluppo capitalistico rigido e organico della grande proprietà fondiaria» (p. 539), come «avviata sulla via originale del compromesso organico tra residui feudali e forme capitalistiche» (ivi).
Accettando la riflessione di Romeo per cui «il fatto più importante della storia economica e sociale italiana del XIX secolo non è tanto lo sviluppo del capitalismo agrario quanto invece il sorgere dell’industria del Nord» (p. 541), l’a. specifica come l’azione di AG non abbia «un carattere sussidiario rispetto all’azione capitalistica» (ivi), bensì miri «alla trasformazione della struttura economica del paese, muovendo da un giudizio sulle prospettive “rivoluzionarie” che l’industria del Nord apre nell’economia italiana assai diverso da quello della grande borghesia industriale e agraria» (pp. 541-542).
Infine, l’a. ritiene si debba, con l’accettazione della lezione di AG oggi più che mai utile, ripensare all’interpretazione dell’alleanza tra gli industriali del Nord e gli agrari del Mezzogiorno per dare un giudizio sulla reale capacità della borghesia italiana di risolvere i problemi dell’economia nazionale.